Fabio Genovesi è nato e vive a Forte dei Marmi. Tra i suoi romanzi Esche vive, Chi manda le onde, Il mare dove non si tocca, Cadrò, sognando di volare, Il calamaro gigante e Oro puro. Collabora con il “Corriere della Sera”, ed è la voce “culturale” delle telecronache Rai al Giro d’Italia.
Questa è la storia impossibile e necessaria delle donne di casa mia. Del loro canto sconfinato che adesso è il mio, è il nostro, e come noi durerà per sempre. Fino alla fine dell’estate.Fabio Genovesi, Mie magnifiche maestre
Mie magnifiche maestre, il nuovo libro di Genovesi, è la definizione più precisa delle donne che lo hanno cresciuto e, senza saperlo, formato. Isolina, Benedetta, Gilda, Azzurra, Irene, Violetta: nomi che suonano come personaggi da romanzo, ma che sono esistite davvero. E che nei libri di Fabio Genovesi continuano a esistere, con quella vitalità che solo la scrittura restituisce. Sono donne che hanno amato, educato, mandato tutto all’aria, fatto a modo loro. Non sempre sagge, ma sempre generose. Donne che nelle loro vite ingarbugliate non hanno fatto grandi cose, ma hanno fatto cose grandi.
Fabio Genovesi le racconta adesso, dopo che il tempo ha fatto ordine e la scrittura può fare memoria. Non c’è nostalgia, e nemmeno idealizzazione. C’è l’urgenza — quella sì — di mettere in fila i frammenti, dare voce a chi gliel’ha data, in occasione del suo cinquantesimo compleanno. Mie magnifiche maestre è un libro che sembra parlare del passato e invece parla del futuro: perché ci ricorda, con dolcezza e umorismo, che nulla finisce davvero. Né con la morte, né con il sogno.
E allora, per capire davvero da dove arrivano i libri di Fabio Genovesi, bisogna tornare indietro. A quel ragazzo nato a Forte dei Marmi nel 1974. Un luogo che, nei suoi libri, non è mai uno sfondo, ma un modo di stare al mondo. Suona in band che non durano, scrive per giornali locali e riviste musicali, traduce autori americani, ascolta. La letteratura arriva più tardi, ma arriva come una forma naturale di attenzione: Fabio Genovesi non si inventa narratore, lo diventa. Perché certi sguardi, se non li metti su carta, ti restano addosso come urgenze.
Segue Esche vive (2011), dove la voce dell’autore si affina, si fa più chiara, ma mai più “pulita”: continua a oscillare tra commozione e ironia.
Con Chi manda le onde (2015), che vince il Premio Strega Giovani, Fabio Genovesi raggiunge il suo primo grande pubblico. Il romanzo mescola dolore e tenerezza con un equilibrio sorprendente, e racconta la storia di Luna, ragazzina albina dagli occhi così chiari che per vedere ha bisogno dell’immaginazione, il fratello surfista e rubacuori, la mamma che pensa di non essere fatta per l’amore. È un romanzo traboccante di storie e personaggi, sospeso come un sogno, amaro ed esilarante, commovente e scatenato come la vita vera.
Due anni dopo, con Il mare dove non si tocca (2017, Premio Viareggio), Fabio Genovesi torna all’infanzia e ne fa materia narrativa. Racconta il bambino che è stato, cresciuto in una famiglia di tanti uomini in cui la dolcezza era un linguaggio da inventare da capo. Il libro, romanzo di formazione, è luminoso e coloratissimo, divertente e poetico, e capace di alternare con incredibile efficacia i registri, facendoci passare in un attimo dal riso alla commozione. Questo, insieme all’ultimo, è il più autobiografico tra i suoi titoli.
Seguono Cadrò, sognando di volare (2020), storia di cadute e di ascensioni interiori e Oro puro (2023), dove Fabio Genovesi rilegge la scoperta dell’America attraverso gli occhi di Nuno, sedicenne che, per una serie di circostanze tanto sfortunate quanto casuali, deve imbarcarsi sulla Santa María, a bordo della quale Cristoforo Colombo scoprirà – per caso e per sbaglio – il Nuovo Mondo.
Romanzo dopo romanzo, libro dopo libro, Fabio Genovesi costruisce una geografia tutta sua. Non fatta di luoghi, ma di possibilità. Quelle che spesso la narrativa ignora: il diritto di non essere straordinari, l’eroismo quotidiano di chi resta, la poesia di chi non vince ma vive.